Da una mongolfiera alla sindrome di De Clérambault

Credo possa capitare a tanti di innamorarsi di una persona convinti che anche lei sia perdutamente innamorata di te. Ebbene, quando questo rapporto prende una strada non convenzionale e induce a perseguitare la persona di cui ci s’innamora, la situazione diventa una patologia e prende un nome per la psichiatria. La sindrome di de Clérambault, forma di erotomania, è quella di cui soffre Jed, il persecutore del protagonista di L’Amore fatale di Ian McEwan, opera del 1997. I due antagonisti, persecutore e perseguitato, si sono occasionalmente incontrati in una circostanza tanto tragica quanto rocambolesca: mentre il protagonista Joe, un noto giornalista scientifico, si sta piacevolmente godendo sui prati della campagna inglese un picnic con la moglie Clarissa, docente universitaria, una mongolfiera con un bambino a bordo sfugge al controllo e i presenti cercano di afferrarla; ma il vento rinforza e tutti, tranne uno, lo sfortunato John Logan, mollano la presa delle corde del pallone. Nei momenti successivi alla tragedia Jed e Joe si conoscono e in Jed scatta il meccanismo della fatale attrazione oggetto della narrazione successiva, priva di pedanterie psicologiche e giocata su una tensione che riesce ad avvincere il lettore. La maestria con la quale si narra il progressivo complicarsi del rapporto tra perseguitato e persecutore, fino ad un epilogo non immediatamente prevedibile, così come avviene per quello tra Joe e la moglie Clarissa, è degna della fama di McEwan.

Ian McEwan, L’amore fatale, Einaudi, Torino 1997

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