Un ragazzo italiano

Non sono convinto di quello che un giorno a un amico dissi di questo libro, che cioè può essere pienamente compreso solo da chi ha vissuto di persona o da vicino gli anni del primo dopoguerra e della ricostruzione, non ancora del vero boom economico, quelli, insomma, in cui il boom era ancora in fase embrionale. Non ne sono convinto perché Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari può anche essere letto come un esempio particolare di romanzo di formazione; e allora trova le sue ragioni in un lessico che ti aiuta a crescere insieme al protagonista Ninni/Piero, in uno stile che tratteggia personaggi come li vede prima il Ninni bambino, poi il Ninni preadolescente che tende al Piero, infine il Piero ragazzo che compie i suoi inevitabili riti di passaggio.

Ma un romanzo vero non è solo una storia; è anche un ambiente. E Ragazzo italiano allora può essere letto anche come romanzo d’ambiente, perché mai secondario è lo spazio in cui i personaggi agiscono, che sia l’originario paese di Querciano nelle colline emiliane con i suoi riti e i suoi lenti cambiamenti tra le resistenze della tradizione cattolica e i venti socialisti e comunisti, che sia l’anonima Zanigrate nella piana lombarda, che sia la poliedrica e borghese Milano, in bilico tra il passato dei suoi tram e l’irrompere delle prime auto. Questi tre spazi hanno le loro stanze, che possono essere le camere della casa di Querciano, come le aule della scuola media di Milano prima, del ginnasio e del liceo classico poi. Hanno i loro personaggi: se sfumata e sempre ottenebrata dalla figura della nonna è quella della mamma, meno sfumata e assai complessa è quella del babbo, guida mai riconosciuta di una di quelle tante famiglie senza amore che nel suo tran tran urbano realizza il nuovo epos della modernità; se sfumata è la figura della sorella Lella, decisamente forti e ben caratterizzati appaiono personaggi come il maestro elementare e i docenti successivi. Personaggi sempre vivi, proprio perché complessi e veri. Personaggi che non sono mai tipi. Scandito in tre parti coincidenti con i periodi scolastici, il bambino alle elementari, il preadolescente alle medie, il ragazzo al liceo classico, Ragazzo italiano è comunque dominato dalla figura del protagonista Ninni, che poi diventerà progressivamente Piero, crescendo in un’Italia che cerca nuovi obiettivi, pur non riuscendo mai a risolvere l’atavico dilemma se le conviene o no recidere i vincoli con un passato non sempre visto come fastidioso e ingombrante, oppure incamminarsi serena e gaudente verso la realizzazione del sogno che l’attende.

Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano, Feltrinelli, Milano 2020

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