Balzac, Flaubert, Zola, Maupassant: quattro pretesti per trovare un senso ad un concetto da sempre molto difficile da definire: modernità. Il saggio di Gabriella Maldini attraversa l’opera di questi quattro autori con la leggerezza che si chiede di solito ad un racconto.
Di Balzac la scrittrice forlivese evidenzia quella sorta di laica etica del lavoro, non esente da quella passionalità ancora permeata dallo spirito romantico, come parametro per misurarne la ‘modernità’.
Molto diverso il contributo del più appartato Flaubert, carattere molto particolare il suo, infanzia difficile, problemi di salute che lo portano a ritenere come proprio intendimento quello di contribuire allo straordinario con il silenzio dell’ordinario, e ci riuscirà mirabilmente in quel personaggio incredibile che è m.me Bovary.
Di Zola sarebbe in discesa la strada se si confondesse innovazione con modernità, trappola in cui Gabriella Maldini avvedutamente non cade; il figlio d’immigrati che viene dal sud, l’estroverso che si contrappone a quell’orso normanno, come Flaubert viene chiamato dalla scrittrice, offre un contributo esemplare nel mettere a nudo la periferia metropolitana di una rivoluzione industriale che, come tutti i grandi processi storici, ha una seconda faccia della medaglia, in cui troviamo i flaneur che sono il controcanto dei piccoli borghesi cantati da Flaubert, troviamo il popolo splendidamente decadente di Pigalle che gioisce del suo lento deperire nel vizio e nell’ozio, troviamo quel rusco e quella monnezza che nessuno mai più forse riuscirà a rendere epica come Zola.
E infine Maupassant, il maestro della della prosa breve che diede di se stesso quella bellissima definizione che Gabriella Maldini ricorda: “Sono entrato nella letteratura come una meteora, ne uscirò come un fulmine”; la modernità di Maupassant è nel pessimismo che si stempera nelle forme di una narrazione che la scrittrice più volte chiama istintiva, come avviene nelle pagine dedicate allo scandaglio del sentimento della paura, titolo di un celebre racconto.
Ebbene, traendo una conclusione dalla lettura di questo raffinato gioiello, non tanto di critica, quanto piuttosto di passione per la buona prosa, a questo punto mi par di avvertire l’istintivo bisogno di riflettere su questa parola tanto difficile che è ‘modernità’. Mi trattengo dallo scadere in banalità e rimando ad altro: leggiamo allora insieme il bell’articolo che il blog “Una parola al giorno” le dedica, o meglio dedica all’aggettivo ‘moderno’ da cui il sostantivo deriva: https://unaparolaalgiorno.it/significato/moderno. Merita per davvero. E non dico altro. Tutto è bello perché cambia secondo il punto di vista. Ne avevo uno. Ho letto l’articolo. Ora cambio idea. Avevo letto il saggio di Gabriella Maldini con un giudizio preconfezionato nella mia mente su questi quattro autori, quello della scuola, delle antologie del biennio e delle medie; ora ne ho mille altri che fanno a botte tra di loro. Il bello della letteratura è proprio questo: quando le idee fanno a botte tra di loro. E tu dovresti esserne il paciere, l’arbitro con il fischietto. Ma non sempre ci riesci. Lo senti come un fallimento? Al contrario! Senti lo sprone a leggere ancora.
Gabriella Maldini, I narratori della modernità, CartaCanta, Forlì 2018.
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